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Woolrich campagna pubblicitaria primavera estate 2017: ritorno all’Eden
Spiriti liberi alla ricerca di una (nuova) casa, sulle orme dei pionieri: per la campagna estiva, Woolrich continua il suo road-trip alla volta dello Utah. Scopri tutto su Fashionblog
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Costeggiando il fiume Platte e lo Sweetwater, scegliendo con cautela i passi delle Montagne Rocciose, segnando per primi quello che poi sarebbe divenuto famoso come il Mormon Trail: in quell’angolo remoto arriva oggi Woolrich per la campagna pubblicitaria primavera estate 2017, scattata da Ryan Willms. Una seconda tappa nel suo personale road-trip che succede alla prima, scattata da Jackie Nickerson tra le nevi della Pennsylvania che circondano il Woolrich Mill e prosegue con un ritorno all’Eden: cittadina a nord di Salt Lake City, 1000 abitanti e neanche un semaforo. Un locus amoenous che oggi, dopo più di due secoli, è di nuovo la terra promessa per una new wave di filantropi, imprenditori e giovani idealisti che da qui vogliono partire per (ri)pensare il concetto di piccola città americana.
La campagna racconta così identità diverse ma allo stesso tempo complementari, unite dalla struttura narrativa che prende vita grazie ai luoghi e ai capi icona Woolrich primavera estate 2017. Ogni capo si fa portavoce della storia di ogni suo protagonista, imponendo l’individualità di ognuno, a cominciare dal co-fondatore del progetto Summit Powder Mountain, Jeff Rosenthal che interpreta la Rudder Jacket in stampa camou, sinonimo della capacità di adattamento ai cambiamenti. Una storia, quella di Summit, a cui Rosenthal ha dato inizio nove anni fa, per poi decidere di mettere radici nel 2013 a Powder Mountain, acquistando 10,000 acri di terra.
Ad aiutarlo Andrea Westerlind: studi alla Parson School of Design di New York, collaborazioni come designer per diversi marchi, con l’obiettivo di portare l’abbigliamento outdoor al di fuori dei suoi soliti confini: come con il Prescott Reversible Parka, capospalla limited edition, che fonde i tecnicismi di Woolrich con la tradizione tessile provenzale. Antivento e water resistant, se da un lato è in tinta unita, dall’altro il cotton twill o il laminated cotton si colorano di fantasie decorative e suggestioni orientali.
Pete Rasmussen e sua moglie Kati Graney, sono invece i proprietari di Sandhill Farms, tenuta nelle Wasaatch Mountains, dedicata all’agricoltura bio. Non solo coltivazione di cavolo nero, carote, bietole e diverse decine di tipi di aglio, passione di Pete: fotografa lei e videomaker lui, mirano a creare workshop e corsi per gli abitanti della zona, rendendo più unita e consapevole la comunità. Un obiettivo condiviso, con un modus operandi differente, dai fratelli Sam e Michael Arthur, arrivati nello Utah dalla California. Direttore creativo dell’intero progetto Summit Powder Mountain, incaricato del branding, del design di interni così come di quello architettonico, Sam ha lanciato con suo fratello, specializzato in moto da cross, l’Hideout Riders Club, luogo dove i due insegnano a guidare le due ruote tra le vallate, le montagne e il negozio di Michael, dove si vendono delle Hodaka vintage. Un’esperienza che hanno scelto di vivere indossando un altro emblema dello spirito pioneristico americano: la GTX Mountain Jacket, erede moderna della prima Giacca da Montagna in Gore-Tex. Impermeabile, traspirante, antivento, dal peso piuma, le sue qualità tecniche si sono evolute, registrando le tendenze solo nelle silhouette, ora più contemporanee e minimaliste, tinte di Navy Melton e Dark Olive.
Una tribù di pionieri che, sulle orme dei predecessori mormoni, ha l’obiettivo di coniare una idea nuova di comunità: sono loro i protagonisti perfetti della campagna ed i migliori interpreti di una collezione che, come Jeff, Michael e Andrea, qui, torna a casa. Lontano dal Paradiso, ma vicino ad Eden.