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Arrival: trama e costumi del film, le foto
Amy Adams, nei panni della linguista ed eroina Louise Banks, è la protagonista della nuova pellicola di Denis Villeneuve, Arrival nelle sale dal 19 gennaio. Thriller fantascientifico sulla scia di Interstellar (2014, Christopher Nolan), il film è tratto dal fortunato romanzo di Ted Chiang, “Storia della tua vita”. Scopri di più qui su Fashionblog.
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Amy Adams, nei panni della linguista ed eroina Louise Banks, è la protagonista della nuova pellicola di Denis Villeneuve, Arrival nelle sale dal 19 gennaio. Thriller fantascientifico sulla scia di Interstellar (2014, Christopher Nolan), il film è tratto dal fortunato romanzo di Ted Chiang, “Storia della tua vita”.
In un miscuglio di presente, passato e futuro, la storia narra di una donna forte, di una via di pace, diplomazia e comunicazione, che si fa strada in un mondo spaventato e sull’orlo di una Guerra Globale. 12 misteriose navicelle aliene, denominate “il guscio”, sono atterrato sulla terra, disseminando il panico nella popolazione mondiale. Inizialmente nazioni e scienziati collaborano, si scambiano le scoperte, ma ben presto la situazione comincia a precipitare. Non c’è modo di capire in che direzione andrà, distruzione o pace.
La storia, però, è divisa in due parti: c’è la relazione di Louise con sua figlia, questo è il cuore del film, e poi c’è la fantascienza. E Bradford Young, il direttore della fotografia è stato magistrale nel rappresentare questi due mondi, con sensibilità e delicatezza la relazione tra madre e figlia, e dando freschezza agli elementi di fantascienza. Accanto al suo sforzo, c’è stato quello della costumista Renée April, che ha donato molta umanità e dimensione ai personaggi.
Louise Banks arriva al campo base pensando di doverci rimanere per due o tre giorni, ignara del fatto che vi sarebbe rimasta per mesi, quindi dopo un po’ comincia ad indossare abiti militari al posto dei suoi. Lo stesso vale per il guardaroba di Ian Donnelly (Jeremy Renner) lo scienziato collega di Louise. Fortunatamente le uniformi sono il forte di Renée. Unica difficoltà è stata la realizzazione delle tute, dovevano sembrare reali, ma allo stesso tempo permettere di vedere i volti degli attori. Quando si fa della fantascienza, bisogna discostarsi dalla realtà e in questo caso realizzare qualcosa di sgraziato, proprio come le tute. Hanno un aspetto terribile, ma farle brutte è stata una scelta.
Alla fine, queste tute sono i costumi preferiti di April: “Sono talmente brutte che c’è anche qualcosa di bello in loro, il modo in cui sono illuminate le rende molto interessanti. Qui c’è tutto quello che non dovrebbe esserci in un film. Ci sono miliardi di riflessi su tutto il corpo della tuta ed è bellissimo”. Per certi aspetti, questo significa che c’è stato meno guardaroba da disegnare rispetto a quanto si faccia di solito. “Non mi sono dovuta scervellare con i colori o cose simili – dice April – io lavoro con gli attori, non sono una pittrice. Il mio lavoro è aiutare Denis a raccontare la storia per quanto mi è possibile. Sono gli attori che raccontano la storia, perciò abbiamo lavorato a stretto contatto per trovare cosa fosse meglio per il personaggio. Per esempio, Amy non indossa cose molto colorate durante il giorno, è piuttosto incolore, ma quando vive i suoi flashback diventa molto colorata. Questa è l’unica cosa che ci siamo concessi dal punto di vista del colore per cambiare. Tutto qui”.