Fashion news
Gai Mattiolo, il processo: assolto lo stilista e il suo staff
Si è concluso il processo per la bancarotta del marchio. Sono stati tutti assolti, Gai Mattiolo, l’avvocato, un amministratore della società e la sorella.
29 aprile 2015
Sembra essersi conclusa la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Gai Mattiolo. È stato assolto dai giudici del tribunale penale di Roma. L’accusa era di bancarotta per il valore di 1 milione di euro. Con lo stilista erano coinvolte altre sette persone del suo staff tra cui l’avvocato di fiducia Giancarlo Tabegna e l’amministratore Franco Sciunnacche.
Nel dicembre del 2008 scattarono le manette e la situazione ovviamente si complicò notevolmente. Il pm Luca Testaroli aveva chiesto una condanna a 4 anni e 4 mesi nei confronti dello stilista mentre per l’avvocato la condanna sarebbe stata ancora più dura: 4 anni e 8 mesi.
Sono passati 7 anni e tutto ormai sembra essere storia vecchia: sono stati entrambi assolti (collaboratori e sorella compresi) perché secondo i giudici romani il fatto non sussiste e, per un capo di imputazione, per sopraggiunta prescrizione. Un finale che riscatta la figura di Mattiolo, diventato una vera star della moda appena maggiorenne (oggi ha soli 47 anni).
(v.r)
Gai Mattiolo, la bancarotta: il pm chiede 4 anni di carcere
Gai Mattiolo rischia il carcere: per lo stilista romano, arrestato nel 2008 per la bancarotta della Gai Mattiolo di ben sette anni fa assieme ad altri soci tra cui Giancarlo Tabegna, avvocato dello stilista, e Franco Sciunnacche, amministratore della società Gai Mattiolo Holding Sa, potrebbero aprirsi le porte della galera. Per la bancarotta preferenziale dell’azienda di moda Gai Mattiolo, le richieste del pubblico ministero Luca Tescaroli ai giudici della decima sezione penale del Tribunale di Roma è di 4 anni e 4 mesi per lo stilista, 4 anni e 8 mesi per l’avvocato e 2 anni e mezzo per l’amministratore.
Tra gli altri indagati per i quali sono state richieste pene minori equivalenti a poco più di un anno ci sono anche Christian Goeccking ed Alain Jodry, mentre l’assoluzione è stata avanzata nei confronti degli altri imputati Giada Mattiolo, Attilio Vaccari e Alessandro Nicolais.
La vicenda che riguarda la bancarotta di Gai Mattiolo è estremamente complicata e comincia nel dicembre 2008 con l’arresto dello stilista e 90 giorni ai domiciliari: il designer amatissimo da vip e signore modaiole della fine degli anni Novanta, considerato uno degli enfants prodiges della moda italiana dell’epoca, è in stato di fallimento del suo marchio dopo alcuni investimenti esagerati e mal calcolati, e lo storno di 2 milioni di euro su conti esteri per sfuggire alle maglie del fisco italiano. Lo stilista, dopo la liberazione, aveva dichiarato di essere pronto a tornare a disegnare, nonostante il fallimento dell’azienda.
Non avendo più l’azienda, posso pensare soltanto a quello che so fare e cioè disegnare vestiti: alla produzione e alla distribuzione nei negozi in franchising penseranno altri. Ci sarà una nuova donna Mattiolo, elegante, seduttiva ma meno clamorosa, in linea con i tempi. E tornerò presto a sfilare a Milano.
Le passerelle milanesi non l’hanno rivisto e nel 2012 arriva un altro caso: l’azienda di Gai Mattiolo ricomincia la produzione per ripagare i debiti contratti con lo Stato italiano con parte dei guadagni, mentre il dibattimento sulla bancarotta continua.
È nel 2013 che una nuova accusa ripiomba sullo stilista romano amico di Naomi Campbell e della nostrana Valeria Marini, perché la Procura di Padova indaga su una ben poco chiara produzione di borse a nome React by Gai Mattiolo dopo la vendita della licenza del logo ad un’azienda padovana nel 2004.
Lo stilista romano ha commentato con poche scarne parole le richieste del pm al Tribunale di Roma:
Da quando è iniziata questa vicenda, nel 2008, ho continuato a lavorare e ad avere successo. Confido che la giustizia emerga e io possa continuare a lavorare tranquillamente.
Le prossime udienze del processo sono state fissate per i giorni 2, 5 e 23 Marzo 2015, con la sentenza definitiva prevista probabilmente proprio per quest’ultima data.
Via | Corriere