Moda Donna
Moda anni 20, Louise Brooks icona della bellezza androgina
Louise Brook fu l’icona della bellezza anni 20, simbolo di una moda che ammiccava all’androginia
Il buon Giambattista Vico era, come ben si sa, uno strenuo sostenitore della storia fatta di corsi e ricorsi, con situazioni che tendono a riverificarsi a distanza di tempo con medesime circostanze. Quello che il filosofo seicentesco probabilmente non immaginava era che la spirale temporale da lui schematizzata era una perfetta descrizione della moda di ogni tempo, fatta di perenni ritorni al passato, aggiornamenti e riedizioni.
Il lungo preambolo, chiediamo scusa ai lettori, serviva per parlare del fashion world degli anni 20, più vicino di quanto non si creda ad alcune tendenze “shock” di qualche decade dopo. Musa e regina di questo straordinario periodo è la cosiddetta flapper girl, fanciulla ribelle, disinibita (leggete pure “libertina”), a tratti anche mascolina nei modi e nell’estetica.
Vicinissima alla rock woman degli anni 80, ma per certi versi anche alla hippy senza catene dei 60-70, l’icona dei patinati anni 20 è una signorina che accorcia l’orlo della propria gonna per renderlo più pratico, taglia i suoi capelli ad altezza mascella e rende intenso il maquillage di occhi e bocca, in contrasto con un pallore fittizio creato ad arte con cerone e cipria.
La flapper più amata di questi particolari anni, è certamente Louise Brooks, diva del cinema muto, showgirl, modella e icona di quella bellezza androgina e forse anche un po’ vampiresca che tanto attirava gli uomini dell’epoca.
Dopo un periodo di Belle Epoque in cui la donna perfetta è quella capricciosa, vittima del primo consumismo di massa e sempre dipendente dal maschio di casa, la Brooks sdogana l’immagine di una gentlewoman che non deve chiedere mai, che abbandona gli ingombranti vestiti di fine Ottocento con sottane e corsetti e veste piuttosto ben più comodi completi in jersey, figli di quella rivoluzione Chanel che metteva le donne in una condizione di vantaggio rispetto alla moda, per una volta funzionale alle proprie esigenze.
La moda degli anni 20 predilige infatti completi e tailleur, mettendo gli abiti con sottogonna definitivamente KO. La flapper girl, diva di questo periodo, più che un vero e proprio maschiaccio, è un’adolescente in cerca di nuove emozioni. A modo suo cerca una certa parità di genere, rivendicando privilegi che fino a quel tempo erano tipici dei gentlemen, compresa la possibilità di vestire comoda.
Louise Brooks è esattamente questo: indipendente, dura, dichiaratamente votata a sperimentare sessualmente (nota fu la sua notte d’amore con la collega Greta Garbo) e senza riserve, pronta a mettere la sigaretta in bocca, ascoltare il jazz e a fare degli alcolici il suo vizio più gettonato. Il tutto per rivestire appieno il ruolo di “femmina non addomesticabile”, dotata di fascino tenebroso che conquista senza lasciarsi conquistare.
Rispetto alle colleghe europee, quali Olive Thomas e Marlene Dietrich (che tuttavia possiamo mettere nel limbo, in quanto i suoi stili di vita non erano da flapper), Louise Brooks, insieme a Clara Bow, Colleen Moore e Joan Crawford è anche figlia di un periodo che vedeva l’America lottare contro l’autorità.
L’epoca è quella del proibizionismo, mostro nero verso cui la flapper mostrava tutto il suo disprezzo. E per ingentilire questa tendenza noir e forse un po’ maleducata? La moda consentiva di ritrovare la propria femminilità attraverso l’uso degli accessori (iconiche sono le collane di perle extra lunghe o i cappellini alla parigina) e di un particolare arricciacapelli, anche detto “Marcels”, in grado di fare piccole onde per incorniciare il volto.
Anche se Madam Brooks quest’ultimo non lo ha mai usato, affezionata com’era al suo perfetto bob geometrico, fatto di spigoli e rientranze in grado di rendere meno morbidi i suoi lineamenti e di esaltare i suoi meravigliosi occhi felini.
Gallery | Getty Images; Facebook – Louise Brooks