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Pelliccia, pelle e stampe animalier, la primavera estate 2015 di Simonetta Ravizza alle sfilate di Milano
Le pellicce di Simonetta Ravizza della collezione primavera estate 2015 chiudono questa edizione della Milano Fashion Week
A chiudere le sfilate del Milano Moda Donna è Simonetta Ravizza che ci presenta la sua collezione primavera estate 2015, un fashion show un po’ atipico perché costellato da pelle e pelliccia che, durante la bella stagione, non vorremmo proprio vedere… anzi per quanto mi riguarda non le vorrei vedere mai. Il brand Simonetta Ravizza ha una lunga tradizione nel campo della pelliccia, il marchio Annabella di Pavia (le pellicce pubblicizzatissime da Mike Bongiorno) appartiene alla sua famiglia. Ecco spiegato perché in passerella c’è così tanta pelliccia nei capi di abbigliamento e anche negli accessori.
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Questa sfilata non mi ha entusiasmata, lo devo ammettere, ma d’altronde è uno stile poco vicino ai miei gusti, a quello che mi piace e che indosserei, ci vuole un certo sforzo per spostarmi dalla soggettività all’oggettività, ma è giusto farlo. I capi sono caratterizzati da linee minimal e con tagli sartoriali abbastanza sobri, questo è essenziale dato il largo uso di animalier, pelle, pellicce e stampe e anche perché gli accessori sono molto vistosi e quindi catalizzano l’attenzione.
Ci piace
Simonetta Ravizza usa molto la stampa animalier che è uno dei must della bella stagione, mi piace la gonna lunga in chiffon leggero, così come gli outfit con gonna o pantalone abbinati ad una semplice camicia bianca che, alla fine, è un capo seducente che funziona sempre benissimo. Simpatiche le combinazioni di oro e denim ma anche di paillettes dorate, azzurro e animalier, vistose ma sicuramente trendy. Molto bella la gonna in pelle dorata e i look da collegiale con gonna a pieghe e camicetta colorata.
Non ci piace
La pelliccia in una collezione estiva è fuori luogo, l’abbiamo bocciata in tutte le collezioni in cui è stata usata, non è un vezzo come può essere la pelle, è una forzatura che non funziona. Non mi sono piaciuti neanche i capi in ciniglia rosso carminio e arancione e la serie in tessuto animalier metallizzato. Gli accessori sono da dimenticare: le ciabattine e le borse coperte da pelliccia nera a pelo lungo sono veramente kitsch, forse potevano funzionare negli anno ’80 e ’90.
Precisazioni sulla collezione Simonetta Ravizza
a cura di Ran
Aggiornamento 29 settembre – Sono stata contattata telefonicamente dall’ufficio stampa Simonetta Ravizza per una correzione, a seguito di una parte del mio articolo (lo trovate integralmente qui sotto, “errori” compresi, in modo che sia perfettamente visibile a cosa si faceva riferimento) giudicata inesatta.
In particolare la contestazione era sulla provenienza geografica di Xiangao e Astrakan, ma soprattutto sul tipo di pellame animale usato nella collezione. Mi è stato infatti detto (e fino a prova contraria non contesto) che lo Xiangao proviene da agnello nato e non è da confondere col breitschwanz, pellame derivante da aborto.
Per dovere di cronaca vi riporto in virgolettato il testo della mail che mi hanno mandato a seguito della telefonata, in modo che il giudizio di voi lettori non sia filtrato dalle mie parole (chi poi volesse approfondire la questione può ovviamente dare libero sfogo alle ricerche su Google):
“Sono entrambi agnelli pertanto la famiglia è la stessa, ma hanno caratteristiche e provenienze diverse.
Lo Xiangao è generalmente di provenienza asiatica (Cina) mentre l’astrakan ha provenienza generalmente dall’Afghanistan o Namibia.
Il pelo ed il cuoio si assomigliano a livello ottico ma differiscono parecchio per impelatura e spessore del cuoio stesso.I nomi scientifici sono qua sotto:
XIANGAO = OVIS ARIES
ASTRAKAN = OVIS ARIES PLATYURA
Non sono da confondere con il breitschwanz che rientra nella categoria degli aborti del persiano e, ci tengo a sottolineare, non più utilizzato nelle nostre collezioni da anni”
Per chi non ama l’uso della pelliccia certo non ci saranno grandi sospiri di sollievo, ma ad ogni modo la precisazione dell’ufficio stampa ci permette di aggiungere un tassello in più alla comprensione della collezione della Ravizza.
Il racconto del safari fotografico di Simonetta Ravizza…pardon, della sfilata
Facciamo una doverosa premessa: Ran coabita spesso e volentieri a Pavia, conosce di fama la famiglia Ravizza e più di una volta si è trovata a passare dinanzi al negozio Annabella di Corso Cavour, un tempio di marmo e oro che neppure Re Mida.
Ran ama Pavia ma proprio non simpatizza per le pelliccerie (non mangia carne e per lei la dama con l’ermellino è una tipa tosta visto che preferisce tenere l’animaletto come compagnia e non come scialle), perciò potete immaginare lo stato d’animo quando è arrivato fra le sue mani l’invito della sfilata serale del 21 settembre.
La collezione della Ravizza è un’ode agli anni 70 (ma anche alla decade prima e a quella dopo a dirla tutta) con oro, fantasie geometriche e capispalla in pelle nera borchiati. E l’attenzione durante il defilé è rimasta salda fino a che, dopo l’uscita di visone, cincillà e pony maculato è arrivato l’orrore degli orrori: l’astrakan, che sulla cartella stampa passava un po’ sotto mentite spoglie con il nome Xiangao.
Chi conosce questo tipo di prodotto, noto anche come Karakul, sa bene che è tanto pregiato quanto vezzo spregevole e scellerato. La morbidezza, la lucentezza e la tipica trama a ondine del pellame non vengono da un animale adulto, ma da un agnellino quando è ancora nel ventre della madre.
In poche parole per un fazzoletto di astrakan muore una pecora gravida e il suo cucciolo allo stato fetale. Il che, come potete ben capire, è un insulto a madre natura che una maison di moda, anche se tratta pellicceria, dovrebbe avere il coraggio di rifiutare.
In più appare anche fuori luogo e forzata la scelta di mettere così tanta pelliccia e pelo animale in una collezione primavera estate. Si potevano anche salvare i chiodi in pelle e borchie o i tubini optical in black&white, ma uniti a tutto il resto proprio rimangono sul gargarozzo.
In gallery troverete non a caso quasi esclusivamente foto degli ospiti e solo un paio della passerella: delle 90 foto scattate ho scremato con la mannaia riducendole ad 11. Non me ne vogliate.
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