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Elisa D’Ospina contro Enzo Miccio e Piero Chiambretti sulle donne curvy: “Tra ironia e discriminazione il passo è breve”
La top model curvy più famosa d’Italia lancia degli strali contro la televisione e i due presentatori, colpevoli di aver additato in modo eccessivo al fisico di alcune ospiti in tv.
Elisa D’Ospina non è una che le mandi a dire facilmente: da anni è la rappresentante italian delle modelle curvy, ovvero donne con le curve ben lontane dalle classiche magre che spesso si trovano nelle campagne pubblicitarie (con conseguenti polemiche), e si batte da sempre per una consapevolezza del proprio fisico che passi dall’educazione alimentare e dal mangiare sano. La bellissima modella è anche molto attiva sui social network, dove ha una frequentata pagina ufficiale: e proprio da lì sono partite un paio di considerazioni che hanno infiammato il dibattito nei commenti Facebook.
La prima è stata rivolta dalla celebre modella ad Enzo Miccio, il wedding designer più noto della tv, in onda ogni venerdì con la trasmissione Enzo Missione Spose che anche noi di Fashionblog abbiamo seguito: stando a quanto espresso nel commento di Elisa D’Ospina, il popolare personaggio tv avrebbe apostrofato una delle protagoniste del programma riferendosi alla sua forma fisica non proprio da silfide.
Pronta la risposta della modella, che ha affidato a Facebook il suo pensiero:
A voi che amate tanto Enzo Miccio ditegli che grazie ad epiteti come “chiattoncella” ci sono donne che si sentono discriminate e soffrono. E ricordategli che chi ama veramente donne, non le giudica nemmeno quando parla di moda! #enzomicciovergognati
Il dibattito è divampato sulla pagina di Elisa D’Ospina, con alcune ragazze che sono accorse a specificare come nel corso della puntata il presentatore avesse invece corretto una delle ospiti, che si era autodefinita “chiattona”, dicendole “Chiattona non mi piace, si dice curvy”.
Non solo Enzo Miccio, comunque, perché anche Piero Chiambretti non è sfuggito all’attenzione di Elisa D’Ospina: il popolare presentatore avrebbe velatamente giudicato una ragazza dopo la sua esibizione a Chiambretti Supermarket, mandando su tutte le furie la popolare modella:
Gaetano mi ha segnalato questo video. Ascoltate bene le parole di #Chiambretti dopo l’esibizione della ragazza. Sempre per la serie ” Tra ironia e discriminazione il passo è breve”
Viste le lungaggini del dibattito Elisa D’Ospina ha preso di petto l’argomento, affrontandolo in un lungo post specifico che chiarisce al meglio la sua posizione in merito:
Credo che sia arrivato il momento di spendere due parole sul significato del termine “curvy”. Sono stata tra le prime ad utilizzarlo in Italia per sostituirlo nel mondo della moda a “taglie forti”. Con questo termine si intende una persona formosa, niente di più. Quando lo utilizzano come sinonimo di chiattoncella, grassa, obesa, oversize, calibrata, cicciona etc… Vado su tutte le furie. Non siamo delle “buoniste” che han trovato un termine che sostituisca tutti quegli aggettivi. Dal momento in cui una donna nel mondo della moda “taglie forti” sfila con una altezza minima di 175 cm e una taglia 44 (normopeso) mi sembrava brutto continuare a chiamarci TAGLIE FORTI. Oggi con il termine “curvy” ci identifichiamo in tante, ed è bellissimo così. Ma non è un vocabolo che va a discriminare, non è una etichetta, io odio le etichette. A tal proposito 2 anni su Vogue.it ho fatto una campagna contro le etichette femminili: SIAMO TUTTE DONNE. Magre, grasse, curvy, skinny, simpatiche, antipatiche, intelligenti, ignoranti, presuntuose, umili,alte, basse SIAMO TUTTE DONNE! Non a caso parlo di ACCETTAZIONE a 360 gradi perché dovete sapere che le donne che non si amano non hanno una taglia precisa, un’altezza precisa, un colore degli occhi preciso.
E allora se questo termine dovesse essere ancora così ambiguo sarò la prima ad abbatterlo, io che in qualche maniera l’ho importato dall’America. Ecco perché non ci sto quando ad una persona che si definisce “chiattoncella” le consigliano di chiamarsi “curvy”. Io le avrei risposto, come ho risposto spesso alle donne che hanno partecipato ai miei tutorial, che non è la nostra fisicità che ci rende belle, ma il nostro essere. E ci si attacca si alle parole, soprattutto quando queste parole raggiungono migliaia di ragazze in tutta Italia. Quando si è un personaggio pubblico sia che ci si chiami Belen sia che ci si chiami Enzo Miccio o chicchessia, si ha anche una responsabilità sociale. Vi assicuro che se in televisione ci fosse meno discriminazione e più “volemose bene”, forse, anche in piccolo, le cose migliorerebbero.
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