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Modelle troppo magre da Vera Wang: l’ipocrisia della moda continua?
Vera Wang per la collezione sposa primavera 2015 fa sfilare delle modelle magrissime. Lo spettro dell’anoressia torna in passerella o semplicemente non se n’è mai andato?
Troppo grasse per essere belle. O forse, semplicemente troppo normali per poter rappresentare i canoni imposti dalle aziende di moda. È questo il messaggio che passa alle donne tutte le volte che si guarda una sfilata, uno spot pubblicitario o si osservano i lookbook di stagione dei brand. E poco servono le campagne contro l’anoressia e le storie di ragazzine che non riescono a guardarsi allo specchio perché non si accettano fisicamente.
Proprio ieri, sulle pagine di Fashionblog, abbiamo presentato la collezione sposa primavera 2015 di Vera Wang. L’occhio, oltre che sui modelli, è caduto sulle modelle: magrissime, decisamente troppo magre, tanto da sembrare malate. Tim Burton deve aver pensato alle indossatrici della Wang per la sua Sposa Cadavere.
Come può una donna scheletrica rappresentare la felicità? Già, perché una ragazza che indossa un abito bianco, per coronare il suo sogno d’amore, dovrebbe essere il ritratto della gioia. Eppure la moda è così: gli stilisti lo negano, ma mortificare il corpo per esaltare gli abiti sembra essere l’unico modo per farsi pubblicità. Non è un caso quindi la polemica che si è creata intorno al marchio Hollister, obbligato a ritirare l’immagine di una modella dalle pagine ufficiali dei suoi social network perché al limite dell’anoressia.
Hollister fa parte del gruppo di Abercrombie&Fitch, etichetta che in passato ha fatto molto discutere perché aveva pubblicamente dichiarato di produrre abiti solo per donne filiformi. La battaglia contro la taglia 38 è un po’ come quella per le quote rosa: in un mondo ideale non dovrebbe essere necessaria, eppure mettere dei limiti per legge sta diventando un’esigenza. In Israele più di un anno fa sono stati stabiliti dei canoni fisici proprio evitare di vedere in passerelle ragazze malate: l’indice di massa corporea minimo non deve essere inferiore a 18,5. A molti il numero 18,5 dirà poco, in realtà sembra quasi una presa in giro, perché è il tasso utilizzato dall’Organizzazione mondiale della Sanità per identificare la malnutrizione.
Se da un lato, l’alta moda continua a ispirarsi a una donna leggera e fragile come la carta velina, dall’altra i brand low cost e di grande distribuzione stanno riempiendo le casse grazie alle line curvy, perché alla fine le donne normali non hanno un portafoglio a fisarmonica e soprattutto non indossano la 38. Vero è che anche nel settore delle taglie forti ci sono delle contraddizioni: per esempio, la linea Violeta by Mango parte dalla 40 per arrivare alla 56. Può mai una donna crearsi dei complessi perché veste una 44? Far rientrare le taglie dalla 40 alla 46 nelle etichette curvy è un po’ come dire che sopra la 38 abbiamo tutte problemi di peso. Forse, c’è qualcosa che non funziona.
Nel video e anche nella foto in alto, Isabelle Caro, la modella che compare nella campagna shock No Anorexia di Oliviero Toscani, morta nel 2010 a soli 28 anni a causa della malattia.