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La moda è razzista: ancora poche le modelle nere sulle passerelle e sulle cover dei giornali
Pochissime le modelle di colore durante le principali settimane della moda e ancor meno sulle cover dei giornali. La moda è razzista?
La moda è razzista? È una domanda lecita quanto provocatoria, che trova però una risposta in un editoriale molto interessante della versione Uk del celebre giornale The Guardian. Forse sì. Forse non c’era bisogna di questa denuncia a chiare lettere, era sufficiente guardare con attenzione le sfilate o osservare le cover e le pubblicità nei giornali. Scarseggiano le modelle di colore. Naomi Campell e Tyra Banks (nella foto sotto) sono delle top model di fama internazionale, ma sono anche delle rarità, proprio perché il fashion non è molto aperto al colore nero, se non è sugli abiti.
Durante la New York Fashion Week di febbraio, i numeri elaborato dal Jezebel.com sono stati schiaccianti: 78,69 percento di modelle bianche, 7,67 percento di nere, 9,75 percento di asiatiche e 2,12 percento di latine. In lieve miglioramento rispetto sei anni fa (rispettivamente 87%, 4,9%, 5,4% e 2,7%). La London Fashion Week ha avuto un respiro più internazionale quest’ann0, comparata alla settimana della moda americana e soprattutto alle edizioni passate, grazie a brand sensibili come Burberry, Topshop e Tom Ford.
C’è pudore ad ammetterlo, ma è così, il mondo del fashion è razzista. È inutile scandalizzarsi per la polemica giustamente sollevata l’anno scorso da Oprah Winfrey che in un negozio di Zurigo si è sentita rifiutare la vendita di una borsa perché troppo costosa per lei. La commessa (italiana) non l’aveva riconosciuta e ha pensato che una donna nera non poteva permettersi una preziosissima Tom Ford. È inutile fare sì con la testa quando Naomi Campbell da decenni denuncia il problema. La top model a settembre, in una lunga intervista, ha parlato di atto razzista perché maison come Victoria Beckham, Céline, Balenciaga e Chanel hanno fatto sfilare a New York solo modelle bianche.
Il modello nero Jourdan Dunn sulle cover dei giornali, tempo fa, aveva dichiarato:
Gli addetti ai lavori sostengono che se un viso dalla pelle nera appare in copertina il magazine non venderà molte copie.
Ecco qui la verità. Forse non è l’industria della moda a essere l’unica razzista, forse lo siamo anche noi, i consumatori finali.
Via | The Guardian