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Versace vende agli USA: il fondo Blackstone avrà il 20%
La maison della medusa ha ceduto un quinto delle quote al fondo americano Blackstone, potente società di private equity. Quale sarà il futuro di Versace?
É ormai deciso, Versace cederà il 20 % del capitale della casa di moda al fondo americano Blackstone, una delle società di private equity più potenti al mondo, con a capo Stephen Schwarzman. La società, che ha da poco investito anche in Crocs, sarebbe stata scelta da Versace in seguito ad un rigoroso procedimento di selezione.
Dopo la cessione di Krizia al gruppo cinese Shenzen Marisfrolg Fashion, i rumors sulla vendita di Cavalli, e la vendita di palazzo Ferrè al gruppo Kiton, è ora il turno di Versace, che consegnando parte della maison in mani straniere, contribuisce al trend in atto che vede la cessione del capitale creativo italiano a gruppi esteri.
La scelta della famiglia Versace sarebbe stata dettata dalla possibilità di azzerare il debito della maison e dall’occasione di finanziarne lo sviluppo. Versace ha infatti in mente un piano di espansione del canale retail diretto in Germania, Spagna, Stati Uniti, Cina, Corea del Sud e Giappone. L’acquisizione permetterebbe non solo di risanare la situazione della casa di moda, ma anche di finanziarne l’espansione, che, prevede inoltre lo sviluppo del portfolio di marchi della casa di moda, investimenti nell’e-commerce e un potenziamento della linea di accessori. Alla famiglia Versace resteranno comunque il controllo e la libertà creativa e strategica.
Donatella Versace ha commentato così la notizia :
«Sono molto lieta di lavorare con Blackstone e in particolare con Stephen Schwarzman, di cui ammiro i risultati e che condivide la visione della famiglia sullo sviluppo di Versace». «Abbiamo raggiunto un posizionamento forte e unico nell’abbigliamento di lusso e credo che questo investimento nella società, assieme alla nostra direzione sicura e al nostro eccezionale team di gestione ci permetterà di raggiungere il potenziale di Versace».
Insomma, a quanto pare, in questo momento è più facile affidarsi a società estere, piuttosto che lottare e mantenere il capitale creativo in patria trovando soluzioni alternative, è pertanto ovvio, che la stagnante condizione della creatività italiana si stia riflettendo anche sul piano economico.
Questa vicenda segna l’ennesimo capitolo nel caso della vendita del Made in Italy all’estero. A questo punto ci chiediamo: la capacità tutta italiana di cavarsela sempre, con creatività e spigliata inventiva, è solo un ricordo?
Via | Corriere della sera e Fashionista