Abbigliamento
Sostanze tossiche negli abiti, anche Burberry le mette al bando
Il fashion brand britannico dice la sua a proposito dello scandalo sulle sostanze chimiche contenute negli indumenti denunciato da Greenpeace e lo fa con un passo importante e rivoluzionario.
Anche Burberry prende posizione nella vicenda che, da circa un anno, ha mobilitato Greenpeace. La nota organizzazione, infatti, di è scagliata contro il settore moda reo di utilizzare sostanze chimiche nocive nella realizzazione di capi d’abbigliamento e accessori. Il problema è apparso in tutta la sua urgenza pochi giorni fa quando un rapporto di Greenpeace Asia ha denunciato la presenza di sostanze incriminate nei capi per bambini, indumenti che – è bene ricordare – vengono venduti in tutto il mondo.
Dopo tanto giustificato clamore anche Burberry, una delle maison più amate del mondo della moda, ha deciso di prendere posizione e si è impegnato con tutti i propri consumatori ad eliminare le sostanze chimiche pericolose dai propri prodotti.
La decisione è arrivata dopo circa due settimane di pressione da parte della stessa Greenpeace e dai consumatori di tutto il mondo, mobilitati soprattutto grazie ai social network. Chiara Campione, responsabile del progetto The Fashion Duel di Greenpeace Italia, ha così commentato la decisione del brand:
“Burberry ha fatto la mossa giusta e ha mantenuto la sua reputazione, seguendo l’esempio dato da Valentino un anno fa a tutte le case di Alta moda con l’impegno a eliminare le sostanze chimiche pericolose. È la prova che i grandi marchi ascoltano la voce dei consumatori quando questi si fanno sentire. Ora ci attendiamo passi concreti dell’azienda per garantire vestiti più sicuri per l’ambiente e la salute”
Burberry inizierà a produrre capi toxic free entro il 1° gennaio 2020 e, già da giugno, renderà note le informazioni sulle sostanze chimiche contenute negli scarichi dell’acqua dei suoi fornitori. Entro luglio 2006, invece, i perflorurati e i polifluorati, utilizzati per rendere i tessuti impermeabili, saranno banditi dalla filiera produttiva.
Fonte | Adnkronos moda