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American Apparel, modella musulmana senza vestiti nella campagna pubblicitaria: è polemica
La nuova pubblicità del colosso canadese mostra una modella coperta solo da una scritta sul seno e un paio di jeans. Si temono le reazioni degli integralisti musulmani, ex-religione della ragazza.
La nuova campagna pubblicitaria di American Apparel sta già facendo ampiamente discutere: per promuovere la nuova collezione, il brand nato in Canada nel 1989 ha scelto una modella di origine bangla, Maks, cresciuta per i primi anni di vita in Bangladesh da genitori musulmani e impiegata presso l’azienda.
Fino a qui nulla di strano: American Apparel ha scelto di utilizzare alcuni dipendenti per la nuova pubblicità, intento molto nobile. Se non fosse per un piccolo dettaglio che ha fatto esplodere la polemica attorno alla scelta della giovane Maks: nel manifesto pubblicitario, Maks è a seno scoperto, censurato solo dalla scritta Made In Bangladesh che le sopre il petto.
Nella descrizione che accompagna l’immagine, si racconta dell’infanzia della ragazza e del trasferimento in California, dove Maks è cresciuta dall’età di 4 anni; si è distanziata dall’Islam in adolescenza per capire meglio quale fosse la sua direzione. Secondo l’azienda, che lo ha scritto sempre nel manifesto pubblicitario,
E’ quello che la rende fondamentale nel mosaico che è diventata Los Angeles, e inequivocabilmente la fa diventare una figura distinta nella famiglia in espansione di American Apparel.
Polemiche a valanga, comunque, nonostante le buone intenzioni: già in passato American Apparel era stata ripresa per aver scelto immagini molto forti nelle proprie campagne pubblicitarie, accusate di essere sessiste e di giocare sporco con immagini ammiccanti e allusive; lo scorso inverno, poi, la scelta di vestire alcuni manichini dotandoli di pelo pubico aveva fatto di nuovo parlare molto del brand canadese.
Maks, la modella della foto, ha rivelato in un’intervista online di non avere avuto alcun problema nel mostrarsi a seno nudo nella campagna:
Ero completamente a mio agio con il servizio fotografico e l’ho fatto. Dovremmo sentirci tutti liberi di esprimerci liberamente, non importa da dove veniamo o che. Sostengo pienamente il messaggio della campagna pubblicitaria. Scelgo di essere creativa ed esprimermi liberamente.
Le polemiche, comunque, non si limitano al seno scoperto della modella della foto, ma anche e soprattutto al richiamo al Bangladesh, secondo produttore al mondo di capi di vestiario dopo la Cina su appalto di moltissime aziende americane tra cui la stessa American Apparel. La capitale del Bangladesh, Dacca, è sede di numerose fabbriche tessili che sfruttano anche il lavoro minorile; non di rado avvengono incidenti e incendi che coinvolgono gli operai sottopagati impegnati a cucire magliette, come la tragedia dello scorso anno con oltre mille morti a causa del crollo di un palazzo.
Via | Daily Mail
Foto | Facebook