Abbigliamento
Abiti firmati personalizzati, bastano le iniziali per rendere un capo unico?
Le grandi griffe permettono di personalizzare i propri prodotti aggiungendo le iniziali su borse, scarpe o su capi. Basta questo a rendere unico il nostro abbigliamento?
Personalizzare il proprio abbigliamento è sempre il metodo più corretto per dare carattere al look ed esprimere quello che siamo. È sempre un problema, in un mondo così globalizzato, riuscire a dare un tocco proprio. Spesso si entra nei negozi, qualsiasi sia il brand, e si trovano abiti più o meno tutti uguali. Se vanno di moda le scarpe a punta, sarà difficilissimo riuscire ad acquistare un modello con la punta tonda, anche se avete male ai piedi.
È solo per fare un esempio, ma la regola d’oro vale per tutto, dai pantaloni alle giacche, dai colori alla qualità dei tessuti. Ecco quindi che fa molto ridere sentire che i grandi brand, le griffe, danno l’occasione di personalizzare i capi: Burberry, per esempio, consente ai propri clienti di aggiungere tre caratteri sulle sciarpe o sui poncho della collezione autunno inverno 2014-2015.
Prada dà l’occasione di aggiungere le iniziali nelle scarpe, così come Salvatore Ferragamo con la collezione Red Carpet. Pensate che Piquadro sulle sue borse permette di personalizzare la targhetta. Sono le iniziali a rendere unico un capo? Una volta mettere le cifre sulle camicie era un gesto estremamente chic. Peccato, che il più delle volte, si trattava di camicie tagliate su misura abbinate ad abiti sartoriali.
Quante sono le persone che si fanno confezionare abiti? Sono sempre meno. Nella moda di sartoriale, purtroppo, c’è rimasto poco (guardate solo come sono cuciti gli orli) e non bastano due iniziali (per alcune tre) a fare la differenza. Così come vestire come le modelle di una rivista, abbinando capi di tendenza a caso o quasi, non vuol dire avere buon gusto o essere intenditori.