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Accord on Fire and Building Safety in Bangladesh per la sicurezza dei lavoratori del tessile
Un accordo che ha come obiettivo la tutela dei lavoratori tessili bengalesi: basta con il lavoro sottopagato e con le condizioni igienico sanitarie precarie. Tra i firmatari anche Benetton e Gruppo Coin.
Così come il crollo del Rana Plaza in Bangladesh del 24 aprile 2013 è stato lo spartiacque tra due epoche (prima e dopo il fast fashion), così l’Accord on Fire and Building Safety è stato l’inizio di una nuova era, quella della moda consapevole e sostenibile. Dopo lo scandalo delle fabbriche tessili crollate insieme al Rana Plaza, la questione dei lavoratori sottopagati e in condizioni precarie non poteva più essere solo un problema del Bangladesh: ecco che a poche settimane dal crollo dell’edificio di Savar nasce l’Accord on Fire and Building Safety in Bangladesh, un accordo quinquennale legalmente vincolante tra le organizzazioni internazionali del lavoro, le organizzazioni non governative e i rivenditori impegnati nel settore tessile per mantenere gli standard minimi di sicurezza nel settore tessile in Bangladesh. Una conquista sociale e culturale importantissima, che pone finalmente l’attenzione su una questione annosa e rimasta nei meandri per troppo tempo.
Le parti firmatarie si impegnano a raggiungere l’obiettivo di una produzione sicura e sostenibile del tessile, settore in cui nessun lavoratore deve temere incendi, crolli di edifici, o altri incidenti che potrebbero essere evitati con misure sanitarie e di sicurezza ragionevoli.
Così recita il primo paragrafo dell’accordo stipulato il 23 maggio 2013. E se inizialmente solo un ristretto gruppo di aziende ha partecipato attivamente alla stipulazione dell’accordo, la maggior parte delle aziende implicate nello scandalo del crollo ha aderito al documento in un secondo momento scatenando un effetto domino: l’accordo è stato firmato da aziende di abbigliamento provenienti da 20 paesi differenti tra Europa, Nord America, Asia e Australia; due sindacati internazionali, l’IndustriAll e l’Uni e numerosi sindacati del Bangladesh.
Tra le aziende firmatarie italiane compaiono Chicco, Gruppo Coin/OVS, Benetton (implicata in prima linea nel crollo) e Prenatal. Tra i marchi internazionali figurano invece Adidas, Cotton On, El Corte Ingles, Inditex, Mango, H&M, Puma, Marks and Spencer, Primark, Auchan, Camaieu, Carrefour, E.Leclerc, Abercrombie & Fitch, American Eagle Outfitters, Esprit, Top of the World e Metro Group. La maggior parte di essi è implicata nel crollo del Rana Plaza.