Alta Moda
Moda di lusso: l’intervista di Blogo a Matteo Perin, il fashion designer delle star
Ama il lusso ed è uno dei portavoce della moda deluxe a 360 gradi: Blogo ha intervistato Matteo Perin, il fashion designer che veste John Travolta e le altre star
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Veronese di nascita, cittadino del mondo di adozione, ama il lusso in ogni sua sfaccettatura e adora le commistioni fra moda e arte, due universi che lo hanno affascinato sin dalla tenera età. Stiamo parlando di Matteo Perin, guru del taylor made più raffinato e fashion designer di star del calibro di John Travolta, che da anni si affida alla maestria di Perin e al suo gusto sofisticato e mai banale.
Matteo Perin, estroso custode di quella cultura del “su misura” tipica dell’alta sartoria e della preziosa artigianalità made in Italy, ha scambiato quattro chiacchiere con Blogo, in una ricca intervista incentrata non solo sulla sua vita, ma proprio sulla concezione contemporanea di alta moda.
Dai momenti più salienti della sua carriera, fino alle richieste più originali che ha ricevuto, il fashion designer con la valigia in mano (sì, la passione per i viaggi e la scoperta delle altre culture fanno parte del suo DNA), ci ha regalato considerazioni e aneddoti interessanti.
La chiave di lettura della moda di lusso secondo Perin? L’esclusività e la qualità, non certo il logo.
Sappiamo che la sua passione per la moda e lo stile è arrivata sin dalla tenera età. Ci può raccontare i passaggi salienti della sua carriera, quelli che l’hanno portata ad essere il “lifestyle designer”, come si definisce lei stesso, che è oggi?
Crescere con mio bisnonno che era sempre vestito con un completo, gilet, camicia, cravatta e cappello è stato sicuramente un momento fondamentale che mi ha fatto capire quanto il vestirsi bene non fosse solo una scelta, ma un dovere. Un senso di rispetto per sé stessi e per le altre persone. Creando abiti per vari clienti, mi sono trovato a gestire richieste di ogni genere, dal classico abito o camicia fino a capi più elaborati. La creatività non è mai mancata e cosi ogni volta ho preso tutto come una sfida e ho lavorato sodo per trovare chi poteva realizzare le altre cose che volevo fare.
Si sente spesso parlare di moda luxury, ma cos’è a suo parere che identifica davvero un capo di lusso su misura e lo differenzia da uno prêt-à-porter classico?
Secondo me ad oggi questo termine viene usato un po’ troppo. A mio parere il lusso non è dato dal nome del brand, ma più dal fatto che una persona può avere un capo di abbigliamento o un accessorio o gioiello che nessun altro ha. Il vero lusso non è quanto lo paghi, ma il fatto che sia una cosa che tu hai. Chiunque con quattro soldi o una carta di credito può andare da Hermes e comprare una Birkin. Ma quello non è lusso. Tutte queste persone che diventano manichini per le case di moda con loghi ovunque, mi fanno solo pensare che non hanno abbastanza personalità per mettersi qualcosa addosso che non abbia i simboli del brand ben visibili e riconoscibili. Molto triste. Necessitano cosi tanto dell’approvazione delle altre persone che la possono avere solo vestendosi con i loghi.
Lei ha viaggiato molto, trova che ci siano differenze nel concetto di moda di lusso in Italia e all’estero?
Sicuramente, in Asia basta che sia di un brand famoso e che costi molto. Non importa la qualità. In Italia penso ci siano ancora persone che apprezzano la qualità e la mano d’opera esperta di artigiani. In Nord America anche ci sono diverse persone che apprezzano il vero Made in Italy.
Parliamo un po’ del processo creativo che porta alla nascita di uno dei suoi capi ‘taylor made’. Come arriva l’idea giusta e come cerca l’ispirazione? Il cliente le lascia carta bianca o partecipa attivamente?
Molto clienti mi lasciano carta bianca per la parte creativa. A me spesso basta osservarli e scambiare due parole per immaginare i capi che potremmo fare per il loro stile di vita. È quasi magico. Alcuni invece vogliono essere più partecipi e quindi mi diverto con loro, cercando di coinvolgerli il più possibile.
Sappiamo che lei ha lavorato per molte celebrities. Vuole raccontarci qualche aneddoto interessante o qualche richiesta strana/particolare da parte dei vip?
Lavorare con i vip è divertente, perché sai che molti vedranno la tua creazione. Alla fine tanti di loro sono come tutti noi, pur avendo una vita diversa da altre persone. Nella vita delle star ci sono tuttavia certe dinamiche a cui prestare attenzione…
Una richiesta molto particolare? Fare un abito con un tessuto anti proiettili.
Sono ormai famosi i suoi iconici capispalla in pelle, interamente dipinti a mano. Com’è nata questa idea?
Sinceramente io posso dire che sono nato dipingendo i capi, a 14 anni mi dipingevo i jeans e poi altri mi chiesero di dipingere i loro. Ho dipinto un abito sartoriale con un dragone, dipingere le giacche in pelle è una cosa che mi diverte molto. A breve avrò una linea solo dipinta a mano.
La provoco, negli ultimi anni la moda si sta convertendo ad un approccio più etico (es. Stella McCartney che si è lasciata conquistare dalla organic silk derivata da lieviti). Pensa che la via del cruelty free sia percorribile anche per la moda di lusso o materiali di pregio come pelliccia e seta resteranno intramontabili?
Penso che ci saranno sempre persone che vorranno questi articoli.
La moda haute couture va spesso a braccetto con i red carpet dei festival del cinema. Le diamo i nomi di quattro star viste agli ultimi Oscar sul tappeto rosso, lei che abiti avrebbe progettato per loro:
Lady Gaga – Un abito ispirato ai confetti
Rami Malek – Uno smoking dipinto a mano
Bradley Cooper – Sicuramente uno smoking – magari in velluto stropicciato
Charlize Theron – Un abito lungo, sexy e seducente, proprio come lei
Se potesse scegliere il suo cliente ideale, fra i personaggi del presente o del passato, donna o uomo, chi sceglierebbe e perché?
Gary Grant, Paul Newman, avevano una classe innata. Vestirei Angelina Jolie, quella degli anni 2000. Bella, sexy, femminile.
Prima di salutarla, ci svela qualcuno dei suoi progetti per il futuro?
Sto lavorando per fare una linea da viaggio. Dalla A alla Z. Non solo per i super ricchi ma anche per chi come me viaggia molto e ha certe necessità e vizi, come usare la mia coperta in cashmere ricamata su ogni volo.
Photo credits | @Andrea Raffin