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Occhiali da sole 2017: la collezione Mido, l’intervista a Christian Roth ed Eric Domege
Fashionblog ha intervistato Christian Roth ed Eric Domege, che ci hanno raccontato tutte le novità della collezione 2017.
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Oltre trent’anni dopo il suo esordio, Christian Roth presenta la prima collezione di occhiali realizzati grazie al nuovo sodalizio con DITA. Per questo atteso debutto, il marchio storico ha destrutturato il proprio archivio per iniziare un dialogo con una nuova generazione di consumatori che sono sempre più consapevoli ed esigenti. La collezione Mido 2017 Christian Roth si ispira alla luminosa skyline di Miami, con le sue tonalità vibranti e le sue forme elegantemente scolpite.
Partendo dal concetto di “Bauhaus destrutturata”, ogni montatura esprime le tensioni fra i precetti modernisti del design e l’approccio contemporaneo alla decostruzione, all’autorappresentazione e al rinnovamento. Fra le più entusiasmanti innovazioni, spicca il ritorno della tecnologia lens-in-lens, disponibile per la prima volta sul mercato da quando fu concepita per una sfilata nel 1986. La tecnica, che consiste nell’incamerare una lente colorata all’interno di una custodia dello stesso materiale, ha permesso agli stilisti di sperimentare con forme e colori che ricordano l’architettura Art Déco di Miami, quartier generale degli stilisti dal 2009.
La tecnologia lens-in-lens ritorna in vari modelli, fra cui Ventriloquist, una montatura grafica e affilata che strizza l’occhio all’architettura postmoderna con le sue geometrie ornamentali e la struttura in acciaio; Matos, montatura P3 rivisitata con proporzioni inedite e colori decisi, nuova versione di un classico; infine Archive 1993 (6558-CLR), uno dei modelli più iconici di Christian Roth, reinterpretato con un’esplosione di colore e una delicata struttura in acciaio. Fashionblog ha incontrato ed intervistato Christian Roth ed Eric Domege, che ci hanno raccontato tutte le novità della collezione 2017.
Oltre trent’anni dopo il suo esordio, presenta la prima collezione di occhiali realizzati grazie al nuovo sodalizio con DITA. Qual’è stata l’ispirazione?
Eric Domege: “Siamo sempre stati dei grandi fan delle linee di occhiali di DITA e questo ben prima della nostra partnership. Poi siamo arrivati ad un momento in cui cercavamo dei partner che facessero al caso nostro. Non volevamo le grosse aziende all’interno delle quali sei il numero 8, il numero 9. Volevamo essere i numeri 1 e DITA ci ha messo nelle condizioni di esserlo, anche loro sono nati da una forte amicizia tra due persone e da valori condivisi poi con l’intero team. Quattro occhi vedono meglio di due”.
Christian Roth: “DITA era la risposta alla nostra domanda che da tempo non trovava soluzione: come far crescere il nostro marchio? L’ispirazione arriva dal nostro archivio. Facciamo questo, creiamo occhiali da più di 35 anni, non vogliamo replicare ma rivisitare in maniera moderna quanto ha lasciato il segno del nostro lavoro. Ecco che ritorna il concetto di destrutturare. Volevamo dare anche un segnale al consumatore e per farlo abbiamo raccontato una storia, la nostra.”
Come a suo avviso il design e la tecnologia possono creare un nuovo linguaggio creativo?
Eric Domege: “Il design è tecnologia. E’ una visione d’insieme non sono due ingredienti diversi che trovate nella stessa torta. Senza le nuove tecnologie non è possibile creare un design del prodotto degno di essere chiamato tale. La tecnologia aiuta a produrre occhiali di qualità, il design del prodotto alle volte può essere non percepito”.
Perché ha scelto per l’ultima collezione Dita una cifra stilistica che rimanda al concetto di “Bauhaus destrutturata”?
Christian Roth: “La progettazione dell’occhiale è architettura. In uno dei nostri modelli abbiamo inserito nel ponte una “X”, per noi quel simbolo prende ispirazione dalla Bauhaus e in parte ci sentiamo figli di Ludwig Mies van der Rohe, maestro del Movimento Moderno.”
Che cosa ti influenza nell’ideazione di forme e colori?
Christian Roth: “C’è tanto rosa nella collezione appena presentata perché è il colore del momento e in alcuni casi è giusto assecondare quello che la gente si aspetta di trovare. E poi tanto bianco perché io amo il bianco, siamo stati tra i primi a cercare di far capire all’uomo che poteva indossare un occhiale bianco senza per questo sentirsi inadeguato. Non amo le etichette: un occhiale è un occhiale, non è un occhiale per l’uomo o per la donna. La limited edition che comprende innesti in vetro di murano nasce dalla mia passione per quel preciso materiale. Collezione oggetti in vetro di murano e non avevo mai pensato prima di oggi di farne un occhiale: non puoi sapere l’ispirazione da dove arriva, purchè arrivi, sia giorno o notte.”
Quanto il concetto di “artigianale” riesce oggi a conciliarsi con l’innovazione tecnologica?
Christian Roth: “L’ultimo step nella realizzazione di un occhiale sarà sempre manuale ma non si può fare a meno in fase di studio e ricerca della tecnologia. Oggi siamo arrivati ad una fase storica in cui per fortuna le due cose possono e devono combaciare se si vuole fare un prodotto che “vesta” il viso, che sia emozione e non solo oggetto e accessorio.”
Una provocazione, ma forse anche no… Gli occhi sono specchio dell’anima e gli occhiali espressione della personalità?
Eric Domege: “E’ proprio così. Un occhiale può aiutare a cambiare la personalità, anche in ogni momento della giornata. A prima vista.”