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Il patto della moda al G7: 150 brand si uniscono in difesa dell’ambiente
Lanciato da Macron durante il G7, il patto della moda ha riunito 32 aziende e 150 marchi in difesa dell’ambiente, guidate da François-Henri Pinault.
La moda inquina. Lo sanno bene le grandi maison che non utilizzano materiali riciclati, non rispettano l’ambiente o delocalizzano le produzioni. In un’estate caldissima, durante cui stiamo assistendo a fenomeni inquietanti come la Foresta amazzonica in fiamme e la Groelandia che si sta sciogliendo, i grandi brand hanno deciso di fare squadra.
Il presidente francese Emmanuel Macron (che ha ospitato il vertice G7 di quest’anno) ha lanciato il suo nuovo patto della moda, una serie di obiettivi condivisi su cui l’industria della moda può lavorare per ridurre il suo impatto ambientale. Ciò accade tre mesi dopo dalla convocazione del presidente e CEO di Kering, François-Henri Pinault (chiamato proprio da Macron) per stabilire quegli obiettivi e riunire una “coalizione” di marchi al vertice della moda di Copenaghen.
Subito dopo, PVH (che possiede Calvin Klein e Tommy Hilfiger) ha firmato, e al summit di questo fine settimana, Macron ha riferito che 32 aziende (e circa 150 marchi) si sono unite finora. Il patto è un’iniziativa unica nel suo genere. Pinault ha spiegato:
“Nonostante ciò che stiamo facendo (da soli), le cose non si muovono. Dobbiamo davvero definire obiettivi comuni. La prima fase è scegliere tre o quattro obiettivi che hanno la massima priorità per il settore e impegnarsi a lavorare insieme per trovare soluzioni. Sono [fiducioso] che raggiungeremo un livello che nessuno di noi individualmente potrebbe raggiungere lavorando da solo.”.
Il patto riunisce, tra i tanti, Stella McCartney, Gucci, Chanel, Tapestry (che possiede Coach e Kate Spade), Nike, Alexander McQueen, Prada, Hermès, Ermenegildo Zegna, Burberry, Gap, Zara, Nordstrom e Capri Holdings (la nuova holding di Michael Kors, che possiede Jimmy Choo e Versace).
L’accordo ruota attorno a obiettivi scientifici in tre aree: riscaldamento globale (raggiungere zero emissioni di gas serra entro il 2050 per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius fino al 2100), ripristinare la biodiversità (con un focus sul ripristino degli ecosistemi naturali e sulla protezione delle specie) e conservazione degli oceani (in particolare riducendo l’uso di materie plastiche monouso).