Celebrity
La modella Armine Harutyunyan e quel saluto romano (fake) che ha infiammato i social
Non cessano le polemiche su Armine Harutyunyan che, dopo il body shaming ai suoi danni, ora deve difendersi da chi l’accusa di simpatizzare per il fascismo
La rete parla male di me, ma parla di me, che io possa esser dannata se la rete non mi ama. E ci scusi Catullo se prendiamo in prestito e parafrasiamo uno dei suoi versi più noti, ma il caso della modella Armine Harutyunyan e di quel presunto saluto romano che ha acceso una gigantesca miccia accanto alla polveriera dei social, merita proprio un incipit classico.
E galeotta fu una foto su Instagram davanti all’Altare della Patria a Roma, poi rivelatasi una sequenza di immagini che smorza gli animi, in cui si vede la modella alzare il braccio destro teso e salutare Cesare. Il quale è anche tirato esplicitamente in causa per via di una scritta in bianco, posta accanto all’immagine della ragazza.
Com’è e come non è, vuoi anche per la polemica sul body shaming di questi giorni, ai danni di quell’estetica poco occidentale di Armine, ma la rete si è infiammata, puntando il dito contro la modella. In realtà, lungi dall’essere un esempio di filofascismo, la foto trae in inganno l’osservatore e basta cambiare prospettiva per notare che quel saluto è in realtà un fake ben orchestrato.
Se infatti si scorre la sequenza di immagini, si nota che in versione laterale quel braccio alzato è parte di una sorta di danza. Ora, che Armine sia cascata a sua insaputa dal pero, non consapevole dell’immane polverone che la sua foto avrebbe sollevato, facciamo grande fatica a crederlo, anche mettendoci tutta la buona volontà e i benefici del dubbio.
Pensiamo invece che l’occasione fosse ghiotta per fare marketing (NB – la data della pubblicazione del post è di giugno scorso e l’hashtag addirittura #summer2019, quindi la foto è stata volutamente riesumata oggi?) e lasciare che il web sparlasse, ma con la coscienza pulita di chi, in fin dei conti, era solo in posa per uno scatto. La rete, finché parla, anche in maniera non edificante, porta fama e gloria. E Catullo, che accettava la lingua biforcuta di Lesbia non per soldi o pubblicità, ma per amore, muto.